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Dischi Sotterranei
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DPCM

by Visconti

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    1. La morte a Venezia
    2. Narcisi Sbagliati
    3. Le idi di marzo
    4. Ammorbidente
    5. Poeti
    6. DPCM
    7. Nulla mi urterebbe più

    Testo di Valerio Visconti
    Musica di Valerio Visconti
    Produzione di Giulio Ragno Favero
    Suonato tutto da Valerio Visconti
    Violoncello in Nulla mi urterebbe più di Enrico Milani
    Mix di Giulio Ragno Favero
    Master di Andrea De Bernardi presso Eleven Mastering

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1.
I baffi di Hitler La morte a Venezia Finzione, la colpa tanta Malinconia Il mestiere che entra, la gente che esce Cristo, figlio di un morto In assonometria cavalieria Mi piacciono le donne E alcuni uomini Il teatro kabuki E certi colori Che prendono le labbra dei futuristi, delle giornate di sodoma ne ho lette solo venti I supermercati e i bastioni di Francia ospitano anime nere e coltellate alla pancia I fiori del male nel confessionale la sessione autunnale e il tuo sentimento antivirale Hai ancora voglia di ballare Hai ancora voglia di ballare Amanda Lear e Salvador Dalì à la discotheque de Paris Lo schiaffo di Anagni tirato alla vita le gambe e i collant, la meditazione stilita Le torri gemelle per Karlheinz Stockhausen Saturno che divora i suoi figli Le masturbazioni di gruppo sul nuovo ordine mondiale Il pianto di Lucia, le Demoiselles d’Avignon Hai ancora voglia di ballare Hai ancora voglia di ballare
2.
Mi inquieti sai, non sai lasciare perdere le donne nelle pubblicità si scambiano le siringhe come noi Ti nascondi e sai di arancia grezza, di sorrisi spaccati La bava alla bocca, degno segno di eccesso con il tuo stile uccidi più donne di Picasso ci racconti che la confidenza è un lusso con noi, non hai mai parlato di sesso Dai giardini di Bomarzo ai club di Berlino cerco qualcosa che ho perso Abbiamo un complesso e ci attraggono i narcisi sbagliati Il tuo pensiero accarezza le mie tempie è un gioco bellico identificarti Lei è una musa di catrame più la confondo più imparo ad amarti La bava alla bocca, degno segno di eccesso con il tuo stile uccidi più donne di Picasso ci racconti che la confidenza è un lusso con noi, non hai mai parlato di sesso Dai giardini di Bomarzo ai club di Berlino cerco qualcosa che ho perso Abbiamo un complesso e ci attraggono i narcisi sbagliati Lei è una musa di catrame più la confondo più imparo ad amarti i narcisi sbagliati
3.
Fuori è freddo E se tu sei il coltello con il quale mescolo in me con il quale scavo in te Se le idi di marzo ti hanno dato alla testa Troppa libertà per un re è un pericolo perché E’ solo un gioco Le mani nei capelli di un morto per provare ad afferrare quel distacco Abissale Ci sono idioti che brindano con calici vuoti che finiscono comunque per macchiarsi Così ti ho vista che fischiavi al supermercato ieri sera ed eri così indecisa con il tuo viso da monnalisa e tra le immobili piante di plastica un signore si è innamorato con un espressione a forma di svastica E’ solo un gioco Le mani nei capelli di un morto per provare ad afferrare quel distacco E’ solo un gioco Le mani nei capelli di un morto per provare ad afferrare quel distacco E’ solo un gioco Le mani nei capelli di un morto per provare ad afferrare quel distacco E’ solo un gioco Le mani nei capelli di un morto per provare ad afferrare quel distacco Abissale
4.
Gesù cristo è proprio il santo di questa prole senza padri E tu sei uno scorpione romantico Lucida e di sobrie pose da bar Sfidi una contesa mediterranea, fatta di tradimenti e pomeriggi la domenica E ora tocca alle sigarette dopo la piscina ricomprare il tempo che si è perso Desidero un periodo decadente, un panorama fatiscente, e un po’ di ammorbidente Le vacanze al mare, una quarantena bipolare per giustificare anche chi non fa niente Forse ci vivo già, forse ci vivo già Compra suppellettili piante finte per gli interni E consola i molti errori generazionali I giovani sono una specie adiacente tra gente seducente che non si lava mai le mani
5.
Poeti 03:27
Il fallimento come la più grande aspirazione umana Ci culliamo così nelle fresche sere di un’angoscia primitiva Pensai a voi energumeni e alle pallide giornate di un settembre con un po’ di febbre e di un’estate che sfiniva ho un po’ di tosse, un chilo di paura e qualche tarocco per giocare Si stava bene ad ascoltare i nostri vinili e un tenue desiderio di naufragare Ora sto a casa, studio poco e ho paura del futuro Tutto è in analisi precaria in questo parto prematuro I miei sono progetti su carta per funerali di sensazione Qui la nebbia è sparita e i vecchi muoiono in giornate di sole Forse non tornerò più a vivere nella svizzera italiana Dove un mio amico non ha perso la verginità nemmeno con una puttana Impatta così bene su di me la dinamica filosofica moraleggiante Da rendermi così incapace da replicarla in maniera costante I poeti muoiono giovani da una costituzione antisportiva Un’osteria della penombra, vent’anni di vita Senza una valida alternativa E io non so che farmene del mal di stomaco quotidiano Non voglio stare ad aspettare alcun risvolto agostiniano Quindi dispongo rare certezze, libri non finiti e riti Pagani So che da vecchio in una giornata di sole, sarò solo cibo per i cani I poeti muoion giovani, i poeti muoion giovani, i poeti muoion giovani, i poeti muoion giovani!
6.
La folla inferocita un vaccino per l’umanità un vaccino per la tua faccia di cazzo un passo verso l’estinzione Mi mancano le feste Bere fino a stare male fissare la profondità di una canna di fucile ribaltare il concetto di identità accorgersi straniero, straniero, straniero dimenticar sé stessi per l’accessorietà vedere dalla finestra solo nero, solo nero senza capire come andrà dpcm, dpcm,dpcm La folla inferocità un vaccino per la cattività un bacino per tuo figlio che fa capodanno a Dubai e uno ai tre mesi di università da casa un concetto di socialità, un nuovo concetto di socialità dpcm, dpcm,dpcm Vivere a vent’anni chiuso in casa, vivere a vent’anni chiuso in casa Vivere a vent’anni chiuso in casa, non so più che cazzo fare!! dpcm, dpcm,dpcm Vivere a vent’anni chiuso in casa, vivere a vent’anni chiuso in casa Vivere a vent’anni chiuso in casa, non so più che cazzo fare!!
7.
Il tuo tiepido accento non cambia mai Ho a che fare con giovani turchi che non san cambiare idea Ho così chiaro il tuo sguardo assente che di fronte a questa situazione non provo niente Che se solo prendessi in mano la tua vita e mi dimostrassi che hai il controllo e non ti tremano più le dita Non faresti più domande e la tua banalità, non mi urterebbe più e cercheremmo assieme la normalità E il tempo che passiamo assieme, in cui cerco un disperato appiglio dentro alla televisione I tuoi occhi stanchi mi fissano come chiodi e ho paura di fallire come te Ho visto nei dipinti della mia fantasia, le madri delle tue atrocità Ma tra noi due l’unico argomento rimasto è la mia università Devi prendere una sorta di decisione Non c’è bisogno di spiegazione Intenso senso di pentimento Hai una vaga voglia di morire Con l’esotismo così impaziente di fuggire un po’ da deficiente E il tempo che passiamo assieme, in cui cerco un disperato appiglio dentro alla televisione I tuoi occhi stanchi mi fissano come chiodi e ho paura di fallire come te Ho visto nei dipinti della mia fantasia, le madri delle tue atrocità Ma tra noi due l’unico argomento rimasto è la mia università Devi prendere una sorta di decisione Non c’è bisogno di spiegazione

about

DPCM è l’album d’esordio di Visconti.
Esce il 18 marzo, anticipato dai singoli Ammorbidente e Le idi di marzo, per Dischi Sotterranei ed è il frutto poliedrico del lockdown di Valerio Visconti, che a vent’anni, come molti altri, si è ritrovato da un momento all’altro chiuso in casa per mesi.

Nasce per gioco dalle registrazioni che Valerio effettua in autonomia a casa in Piemonte e matura nei giorni in studio con Giulio Ragno Favero (Teatro degli orrori), a cui viene affidata la produzione di un disco urgente e sanguinolento che, scalciando nell’incertezza, cerca di raccontare le sensazioni di chi è troppo giovane per essere adulto e troppo grande per essere adolescente.

Visconti si avvale della sua versatilità e impara a suonare tutti gli strumenti che gli servono per portare a termine le registrazioni, sbattendo in faccia all’ascoltatore come l’inesattezza possa in alcuni casi diventare un valore aggiunto, una priorità e un sintomo di ciò che ci circonda.
Così la scrittura si ritrova in affannosa ricerca di un equilibrio inesistente tra incursioni post-punk e contaminazioni cantautorali; dove IDLES e Franco Battiato possono coesitere all’interno di linguaggi inediti.

Visconti cerca di trasportare temi decadenti come la morte, la corruzione morale e l’irrazionalità nei nostri giorni e decide di sventrarli e di riscoprirli come prodotti di un’età dei dati, dell’alienazione e del paradosso.

L’ermetismo delle taverne e dei rifugi spirituali hanno lasciato posto ad un asettico panorama di tumulti padre-figlio, pomeriggi borghesi e vacanze annullate. Un mondo in cui l’estetica è il palliativo perfetto per la mancanza di sostanza, la caduta delle certezze è dietro l’angolo. Così DPCM cerca di spiegare a Valerio una provincia decaduta e post-apocalittica, come quella in cui si trova Acqui Terme, cittadina da cui proviene; dove il passaggio di personaggi come Aleister Crowley e Napoleone, e i fasti della ripresa economica del Dopoguerra rieccheggiano attraverso impianti termali ormai abbandonati e ville liberty invase dalla vegetazione.

credits

released April 1, 2022

Testo di Valerio Visconti
Musica di Valerio Visconti
Produzione di Giulio Ragno Favero
Suonato tutto da Valerio Visconti
Violoncello in Nulla mi urterebbe più di Enrico Milani
Mix di Giulio Ragno Favero, Master di Andrea De Bernardi presso Eleven Mastering

© & ℗ Dischi Sotterranei

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about

Visconti Milan, Italy

Visconti nasce nel 2000 e a 20 anni scrive il suo primo album, figlio della pandemia e delle complessità
della generazione Z.
Nei suoi brani, l’urgenza del post-punk trova un’insolita miscela nella forma cantautorale con la quale
i suoi testi cercano di riscoprire la metropoli nella provincia e la normalità del disagio.
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